Cronaca

Tragedia in carcere ad Ariano Irpino, detenuto morto per un arresto cardiocircolatorio

Tragedia nella tarda mattinata di ieri, mercoledì 30 agosto, all’interno del carcere di Ariano Irpino dove un detenuto è morto a causa di un malore improvviso. La vittima è un italiano di 54 anni.

Ariano Irpino, detenuto morto per un malore

Le generalità della vittima non sono state ancora rese note ma da quanto si apprende si tratta di un individuo che, solo pochi giorni fa, era stato trasferito nel Penitenziario irpino. L’uomo era saltato alle cronache per un episodio di violenza avvenuto poco dopo il suo trasferimento: aveva estratto un coltello dalla bocca, auto lesionandosi pesantemente e recidendo l’arteria di un braccio.

Questo gesto non era nuovo al detenuto che, già nel carcere di Avellino, alcune settimane prima del trasferimento ad Ariano Irpino, era stato trasportato in pronto soccoso ben 4 volte in un solo giorno a causa di autolesioni. Il giorno prima del decesso il detenuto aveva firmato per ben due volte le dimissioni dall’ospedale rifiutando il trattamento medico. Una grave situazione di tensione che aveva portato i sanitari a richiedere l’intervento delle forze dell’ordine.

L’autopsia

Secondo quanto si apprende, il decesso è dovuto ad un arresto cardiocircolatorio. Intanto, la Procura ha preso in carico il caso e disposto l’autopsia che verrà eseguita lunedì prossimo.

La denuncia del SAPPE

A rendere nota la notizia il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, per voce del Segretario regionale della Campania Tiziana Guacci, che informa “nella giornata di ieri un detenuto, che già qualche giorno fa aveva posto in essere atti di autolesionismo, è morto nella propria cella, probabilmente per un arresto cardiaco; a nulla sono servite le cure del 118 immediatamente giunto sul posto. Il detenuto in questione rifiutava le cure mediche ed il giorno precedente aveva firmato le sue dimissioni dall’ospedale. Ogni giorno si contano gli eventi critici nelle carceri campane, episodi che vengono incomprensibilmente sottovalutati  dai vertici dell’amministrazione Penitenziaria”.

“Il pur tempestivo intervento dei sanitari e dei nostri Agenti di Polizia Penitenziaria di servizio non ha purtroppo impedito la morte del detenuto”, commenta Donato Capece, segretario generale SAPPE, che evidenzia come “la situazione sanitaria nelle carceri resta allarmante. Secondo un rapporto su “Salute mentale e assistenza psichiatrica in carcere” del Comitato Nazionale per la Bioetica, osservando le tipologie di disturbo prevalenti sul totale dei detenuti presenti, al primo posto troviamo la dipendenza da sostanze psicoattive (23,6), disturbi nevrotici e reazioni di adattamento (17,3%), disturbi alcol correlati (5,6%)”. 

“Le carceri, dunque, assomigliano sempre più a “moderni lazzaretti” di manzoniana memoria”, conclude Capece. “Ed allora va detto una volta di più, con chiarezza e fermezza, che la tutela e la sicurezza del personale di Polizia Penitenziaria in servizio presso gli istituti detentivi devono sempre rappresentare il fondamento di qualsivoglia riforma penitenziaria, atteso che le donne e gli uomini del Corpo svolgono una funzione essenziale per conto della comunità, prodromica alla sicurezza dei detenuti e di quanti altri sono presenti negli istituti: e ciò rafforza la denunzia di cui da sempre il SAPPE si fa portatore in ogni contesto istituzionale (ovvero, proprio la trasfigurazione in moderni lazzaretti che hanno assunto, ormai da molti anni, le nostre carceri per le costanti e continue emergenze sanitarie).

Alessia Benincasa

Alessia Benincasa, giornalista del network L'Occhio, è esperta in cronaca nera, politica e inchieste.

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