Cronaca

Omicidio Aldo Gioia, condannati Elena e Giovanni

Si chiude il processo che vede imputati Elena Gioia e Giovanni Limatola, accusati dell’omicidio del padre di lei Aldo Gioia: i due ex fidanzatini sono stati condannati a 24 anni di reclusione. Confermate, dunque, le richieste di pena avanzate dal Pubblico Ministero, dottor Vincenzo Russo.

Omicidio Aldo Gioia, condannati i due ex fidanzatini

Questa mattina si è ripreso, presso il Tribunale di Avellino, il processo a carico di Elena Gioia e Giovanni Limata per l’omicidio del 53enne di Avellino, ucciso a coltellate il 23 aprile del 2021.

Dopo le discussioni degli avvocati della difesa, è stata emessa la condanna a 24 anni di reclusione per entrambi gli imputati. Confermata la richiesta avanzata nella precedente udienza dal Pubblico Ministero.

“Tu e mamma siete l’unico sostegno che ho, non potrei andare avanti senza di voi”

La prima a discutere è stata l’avvocato Livia Rossi: “La condanna non deve essere esemplare, deve essere giusta. Una condanna degna di uno stato di diritto, non tesa a soddisfare le emozioni di piazza. Nel corso del processo sono emersi tutti gli elementi possibili e non possiamo basarci sulle apparenze. Non possiamo valutare i messaggi di Elena come quelli di una fredda mandante di un omicidio. C’è tutta una storia dietro, un percorso lungo e difficile. Elena è una ragazza giovanissima, con una famiglia assolutamente normale, ma che, fin da subito, ha avuto dei problemi. Ha subito bullismo. Una serie enorme di problematiche che hanno ingigantito i suoi problemi. Elena ha sofferto questa situazione. Un dolore interiore che non conosce fine. Mi ha colpito moltissimo un messaggio presente sul cellulare di Aldo Gioia, inviato proprio da Elena: “Tu e mamma siete l’unico sostegno che ho, non so neanche come potrei andare avanti senza di voi”. Bisognava certamente valutare diversamente l’aspetto neurologico. Stiamo parlando di una ragazza di 17 anni, che ha raccontato sempre il suo malessere interiore e non ha dei rapporti sociali esterni. Non ha particolari amicizie a scuola. Il suo rapporto principale era all’interno della famiglia e, quindi, priva di qualsivoglia confronto con l’esterno. Per quanto riguarda il rapporto con il padre, spesso ci siamo interrogati sulle motivazioni che hanno condotto all’allontanamento tra i due. Il rapporto simbiotico che c’era prima, a un certo punto, si è cancellato. La risposta ai nostri dubbi è arrivata attraverso l’esame dei messaggi con il padre. Io sono rimasta colpita da alcuni messaggi inviati da Elena quando quest’ultima aveva 13 anni e in cui si evince chiaramente che Aldo Gioia era il suo punto riferimento. Messaggi affettuosi, carichi d’amore, che in seguito hanno modificato la loro forma, fino a quasi diventare delle comunicazioni di servizio. Non era successo nulla, però, tra padre e figlia. Era soltanto cambiato qualcosa nella testa di Elena. Questo rapporto con il padre, ovviamente, non cresceva in maniera proporzionale alle aspettative di Elena e, piano – piano, la ragazza ha visto sgretolarsi la figura di super eroe che era per lei il padre”.

Il lockdown poi ha aggravato la situazione dei rapporti sociali di cui Elena già soffriva: “Io purtroppo devo constatare che l’aspetto psicologico dei due ragazzi è stata completamente trascurata. Ognuno applica i metodi che più ritiene idonei ma, noi, sappiamo che la perizia è stata sviluppata solo a seguito di due colloqui. Se ci sono delle linee guida, però, ci sarà un motivo. Qui, invece, è stata fatta una perizia inadeguata. Riteniamo che ci sia un evidentissimo difetto nella metodologia della perizia. Bisognava indagare in maniera molto più approfondita sull’aspetto psicologico”.

L’avvocato, ancora, ha raccontato le conversazioni intercorse tra Elena e Giovanni subito prima del delitto, puntando i riflettori su un messaggio che Giovanni mandò ad Elena: “Siamo come Joker ed Harley Queen; due psicopatici”. Un paragone che risulta assolutamente calzante poichè, proprio il personaggio di Joker, è una figura opprimente e scaltra, proprio a discapito della stessa Harley Queen che, invece, nella sua follia, è soggiogata dalla personalità di Joker: “Occorre ritenere sussistente la circostanza attenuante, che venga esclusa l’aggravante della premeditazione, che vengano concesse le attenuanti generiche e, esclusa la premeditazione, deve essere concessa la riduzione del rito e, infine, invito la Corte a sollevare la questione di legittimità costituzionale relativa all’inapplicabilità della pena dell’ergastolo per coloro che, anche avendo già compiuto 18 anni, non hanno ancora completato il loro percorso di crescita. Dobbiamo tenere conto, anche in base alle valutazioni proposte dal Consiglio d’Europa, ormai, anche soggetti di venti anni devono essere valutati come soggetti più giovani”.

L’avvocato Rolando Iorio ha ribadito le condizioni psichiche del giovane Limata: “Nella perizia è emerso il fatto che, Giovanni Limata, ha acconsentito alle richieste di Elena, che per lui era come una dea. Giovanni si è ritenuto l’unico in grado di salvarla e aiutarla da tutti i maltrattamenti che, Elena, dichiarava di ricevere dalla famiglia. Ritengo la relazione presentata dal dottor Sciaudone veramente imbarazzante. Una relazione completamente al di fuori da qualsiasi linea guida della psicologia forense. Questa metodologia è stata criticata da tutti ma, il primo sentore, lo dovevamo cogliere quando è stato ritenuto, dal dottor Sciudone, non opportuno videoregistrare gli incontri. Parliamo di un processo per omicidio con due giovanissimi imputati e, sinceramente, non registrare gli incontri, anche in assenza dei consulenti della difesa. I colloqui con Limata sono stati due e, il primo, è durato massimo dieci minuti e, per ammissione dello stesso Sciudone, è stato sterile. Il secondo, durato circa 35 minuti, è stato più soddisfacente e, su quello, il dottore ha basato tutta la sua perizia. Mi aspetto, sinceramente, che il reparto di salute mentale possa inviare una fattura per il lavoro svolto su Giovanni Limata al posto del dottore Sciaudone. Un modus operandi certamente discutibile e, ancora, mostrato anche in aula, dove il professore non ricordava neanche le chat cui si stava discutendo in fase dibattimentale. Giovanni, anche a causa delle numerose esperienze negative del passato, si lega in maniera viscerale ad Elena Gioia, per cui avrebbe fatto tutto. Giovanni, all’interno di alcuni messaggi con Elena, riferisce: “tu sei me. Tu non sei uguale a me, sei molto di più”.

Alessia Benincasa

Alessia Benincasa, giornalista del network L'Occhio, è esperta in cronaca nera, politica e inchieste.

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