Cronaca

Vino DOC in Campania, l’idea non piace agli imprenditori irpini

Vino DOC in Campania: l’idea presentata dall’assessore regionale Nicola Caputo non piace agli imprenditori irpini che rimangono scettici sulla proposta. L’esponente della giunta De Luca, in occasione della presentazione della ricerca Wine Monitor di Nomisma avvenuta nella giornata di ieri, ha parlato di “una denominazione di origine controllata Campania che, al pari della Sicilia e di altre denominazioni, possa rappresentare un settore fondamentale come la filiera del vino”. Lo riporta l’odierna edizione del Mattino.

Vino DOC in Campania, lo scontro con gli imprenditori irpini

Alla base di questa idea c’è la volontà di “rafforzare il brand della Campania”, in quanto dalla ricerca “emerge la necessità di una migliore percezione dei nostri vini sui mercati nazionali e internazionali e il bisogno di una razionalizzazione delle nostre indicazioni geografiche e delle denominazioni di origine; un percorso che abbiamo messo in campo con una condivisione massima con tutti gli operatori”.

Questa proposta trova lo scetticismo in Irpinia. La presidentessa del consorzio di tutela dei Vini d’Irpinia: “Mi confronto quotidianamente con i soci del consorzio e riscontro una grandissima preoccupazione per quello che sta accadendo in ambito regionale. La paura principale è che si giunga, attraverso questo percorso, ad un livellamento verso il basso, ad una omologazione in termini enologici. Per questa ragione sono al loro fianco e seguirò con grandissima attenzione le evoluzioni della vicenda. Ovviamente, posso anche comprendere la necessità della Regione di far crescere il brand Campania, ma questo non può significare rinnegare il lavoro fatto in questi anni, che andava nella direzione opposta e puntava sulla promozione delle piccole produzioni di qualità, dei terroir, dei singoli vitigni, delle specificità territoriali”.

I dubbi

Tanti i dubbi espressi anche dal presidente della CIA di Avellino e titolare dell’azienda Torricino: “Come ho avuto modo di dire anche all’assessore Caputo, in questi anni si è lavorato per premiare le produzioni di nicchia e favorire la complessità orografica sia della Campania che dell’Irpinia. Oggi, però, inizia un percorso che va in tutt’altra direzione e, sinceramente, non so se potrà funzionare. La Sicilia non può essere un punto di riferimento perché è già un marchio. Certo è difficile spiegare ai consumatori, soprattutto stranieri, la complessità del nostro territorio, per cui una semplificazione potrebbe anche essere utile, ma verso l’alto. Per come si sta procedendo, invece, il rischio è che si diluiscano le specificità. Non so se l’Irpinia potrà beneficiare di questa iniziativa, ma la politica regionale ha voluto puntarci in maniera forte e l’universo produttivo non ha opposto particolare resistenza, per cui credo che si andrà avanti”.

Scettico anche l’imprenditore di Paternopoli, Gianni Fiorentino: “Non sono contrario a prescindere alla proposta, ma da imprenditore irpino mi aspetto altro. In generale, la Doc può avere un senso per la Campania, ma per la nostra provincia, che produce vini di nicchia e di altissima qualità, servono azioni meno generaliste, mirate. Il rischio è che si arrivi ad un livellamento verso il basso e non, come si immagina, ad una esaltazione delle eccellenze. Innanzitutto, bisogna capire se quella Doc ha funzionato oppure no. Credo, infatti, che a trainare il territorio in termini vitivinicoli ci sia l’Etna. Detto questo, comunque, il ragionamento che vale per una regione non deve per forza valere per le altre, anche perché Sicilia è già un brand molto forte per altre ragioni”

Alessia Benincasa

Alessia Benincasa, giornalista del network L'Occhio, è esperta in cronaca nera, politica e inchieste.

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