Curiosità

Racconto in lingua, l’Irpinia e le storie di una terra antica

Racconto in lingua, l’Irpinia e le storie di una terra antica. Un viaggio tra gli antichi dialetti dell’Irpinia per riscoprire la bellezza di un modo antico di esprimersi. Dove la tradizione attraversa la storia di un popolo nelle sfaccettature dei suoi dialetti, dal 1800 ad oggi.

Racconto in lingua, l’Irpinia e le storie di una terra antica

Racconto in lingua, l’Irpinia e le storie di una terra antica, un viaggio tra i dialetti per riscoprire la bellezza di un modo arcaico di esprimersi.

 

Il racconto in lingua : Lo Coppolaro

Mniezzo alla chiazza ng’era no coppolaro, c’havia cingo figlie femmene, tutte grosse, chi ievino a iornata a fateà pe mangià, e isso facia cuoppoli e re bennia.Nc’era vocino a la casa sua no zappatore, puro co cingo figlie femmene grosse. L’urdima sera re carnevale, lo zappatore iette a da lo chianchieri e si facette rà la carne, ra lo maccaronaro li maccaruni, ra lo cantinieri lo vino, ra no patearo ro lardo, ra n’avoto l’uoglio, ra lo salaiuolo ro sale e tant’ate cose, nfi che iette a da lo cappolaro pe si fa rà no cuoppolo, chi stia otto rana. Tutto a crerenza avia accattato e a ognuno li ricia:

  • Crai ti manno figlieme a ghiornata e scortamo.-

Venette lo iorno appriesso e no sapià addò si parte; si nfengette muorto, e muorto lo crerievano puro le figlie, ieroli prievoti, li cantaro la diasilla e li jorati lo pigliaro e lo portaro a la ghiesa re la Libbra. Re figlie chiangievano lo patre e li criìeritori chiangevano li renari ch’avievano avè. Sulo lo coppolaro no chiangia e dicia:

  • Stanotte me lo vao a piglià lo cuoppolo a la guara; è ancora nuovo, no perdo re otto rana,

Accossi facette, s’annaccoavo rinto a la ghjiesa, rinto a no confessionale, pe si piglià lo cuoppolo, ma a capo re n’ato picca sentette no remore e berette na truppa re breganti, chi s’erano iuti a sparte li renari chi avieno arrobbati lo iorno stesso. Li renari l’avieno fatti a mentuni pe no piglià assai tempo a contarere e, doppo spartuto, nce restavo no mentone sparo. Come ca si veria lo muorto, ca nc’erano re cannele appicciate atturono, recettwe lo capo bregante:

  • chi vaia dà na stelettata a quiro muorto, si piglia lo mentone soperchio.

Li briganti finarmente faciero lo tuocco, assette uno e decette:

  • io n’aggio anemo re chiavò na stellettata a no muorto; si fosse a no vivo si.

Lo coppolaro, chi sentette, recette:

  • O cancaro! Quiro m’avrai visto, non mi venerrai a scannà. Ohi Marò, no mim fa esse visto ca tengo na massa re figlie..

E mentre lo coppolaro si rignoliava rinto a lo confessionale e s’arrognava pe no si fa verè, qir’avoto rint’a la guara pe picca no maria relato. Lo capo bregante, sentuto ca quiro chi l’era assunto  lo tuocco no nge volette i a chiavà la stelettata a lo muorto, recette:

  • Sti paurusi, non nge va io! –

S’azzeccavo ncaggi a lo muorto rette re mano a uno re li cannelieri chi stievano attuorno a la guara e stutavo tutte le cannele co na girovitata. Li briganti tutti quanta re la paura scapporono e, a lo scappà chi faciero, restarono tutti li renari. Scappati chi furono li breganti, lo muorto chi non era muorto s’aozavo ra rinto a la guara e ghiette a serrà tutte re porte; a quero chi verette, lo coppolaro s’addonavo ca lo muorto non era muorto e assette isso puro ra rinto a lo confessionile e aiutavo a serrà porte. Lo coppolaro recette a quir’ato :

  • A te chi riavolo t’ha mannato qua?

Quir’ato risponette:

  • Uh! Come riavolo è stato; ieri muorit e mo si abbevuto.-

Accossì si contarono l’uno pe l’avoto lo fatto loro:

  • Nè, tu ro sai ca m’hai a pagà lo cuoppolo ca ti rietti aieri; quiro stai otto rana, rammi re otto rana e po spartimmo.

Recette lo muorto vivo:

  • Pò se ne parla re re otto rana. Mo tè, quanta mentuni re roppie e carrini.-

Mentre spartievano, lo coppolaro nguanno nguanno ricia:

  • E re otto rana mia quanno me re buò ra o fossero finiti,. O non tabbasteno.

Li briganti iero a nasolò nfacci a la porta e, sentenno rice:

  • E re otto rana mia, e re otto rana mia. –

Riciero:

– Vi quanta muorti chi so assuti ra rinto la fossa! Re tanta migliara re roppie, no bieno manco otto rana per uno…annasolamo, annasolamo..uh uno call’allucca ca non ha avute re otto rana sua! E loco rinto volievamo sta nui; nge ne volievano ra assate re muorto!

 

(tratto da Li Canti Viecchi – di Modestino della Sala)

 

 

Il racconto in italiano : Il cappellaio

In mezzo alla piazza c’era un fabbricante di coppole che aveva cinque figlie femmine, tutte adulte, che andavano a giornata a lavorare per mangiare; lui faceva le coppole e le vendeva. Gli era vicino di casa un contadino, che aveva anche lui cinque figlie femmine adulte. L’ultima sera di carnevale il contadino andò dal macellaio e si fece dare la carne, dal pastaio i maccheroni, dal vinaio il vino, dal salumiere il lardo da un altro l’olio, dal venditore di sale il sale e tante altre cose, fino a che andò dal cappellaio per farsi dare un cappello del prezzo di otto grane. Aveva acquistato tutto a credito ed a ognuno diceva:

  • Domani ti mando le mie figlie a giornata e riduciamo il credito.

 

Venne il giorno dopo e non sapeva come dividersi, si finse morto e morto lo credevano anche le figlie. Andarono i preti, gli cantarono il “dies irae” e i confratelli lo presero e lo portarono alla chiesa della Libera. Le figlie piangevano il padre ed i creditori piangevano i denari che dovevano avere. Solo il cappellaio non piangeva e diceva:

  • Stanotte mi vado a prendere il berretto sulla bara; è ancora nuovo, non perdo le otto grane. Così fece; si nascose dentro la chiesa, in un confessionale, per prendersi il berretto, ma dopo un poco sentì un rumore e vide una truppa di briganti, che erano andati a dividersi i denari che avevano rubato quel giorno. Avevano fatto mucchi dei denari per non impiegare molto tempo a contarli e, dopo esserseli divisi, era rimasto un mucchio. Poichè si vedeva il morto, dato che c’erano le candele accese intorno, il capo brigante disse:
  • – Chi va a dare una stilettata a quel morto si piglia il mucchio che è rimasto.

Il cappellaio da una parte gelava dalla paura dentro il confessionale ed il morto, che non era morto, diceva dentro di se: – Ora muoio veramente, come voglio fare! I briganti, finalmente, tirarono a sorte; uscì uno di essi e disse:

  • Non ho animo di tirare un colpo di pugnale ad un morto, se ad un vivo si…

Il cappellaio, che senti disse:

  • Oh canchero, quello mi avrà visto, ora mi verrà a sgozzare: ohi madonna, non farmi vedere, che ho un gran numero di figli

E mentre il cappellaio si lamentava dentro il confessionale e si raggomitolava per non farsi vedere, quell’altro dentro la bara per poco non moriva gelato. Il capo brigante, sentito che quello che era stato sorteggiato non volle andare a pugnalare il morto, disse:

  • Questi paurosi, ora ci vado io!

Si avvicinò al morto per ferirlo con il pugnale che aveva preso, quando, detto fatto, il morto prese uno dei candelieri che stavano attorno alla bara e smorzò tutte le candele con una giravolta. I briganti tutti quanti per la paura scapparono e, fuggendo, lasciarono tutti i denari.  Scappati che furono i briganti, il morto che non era morto si alzò di dentro la bara e andò a chiudere tutte le porte.  A vedere questo il cappellaio si accorse che il morto non era morto e uscì anch’egli dal confessionale e aiutò a chiudere le porte. Il cappellaio disse all’altro:

  • A te chi diavolo ti ha mandato qua!

L’altro rispose:

  • Uh come diavolo è stato eri morto e ora sei vivo!”

 

Così si raccontarono l’un l’altro i fatti loro. Dissero poi entrambi:

  • Ora dobbiamo dividerci i denari in parti eguali-

Rispose il cappellaio di rimando:

  • Ehi! Lo sai che mi devi pagare la coppola che ti detti ieri; costa otto grane; dammi le otto grane e poi dividiamo.

Disse il morto vivo:

  • Poi se ne parla delle otto grane. Guarda ora quanti mucchi di doppie e carrini!

Mentre dividevano, il cappellaio diceva di tanto in tanto:

E le otto grane mie quando me le vuoi dare o fossero finite o non ti bastano?

I briganti andarono a curiosare davanti alla porta e, sentendo dire:

  • E le otto grane mie e le otto grane mie! Dissero:
  • – Vedi quanti morti sono usciti dalla fossa! Di tante migliaia di doppie non vengono neanche otto grane per ognuno..guarda, guarda..Uh! Uno come grida perché non ha avuto le otto grane sue…è la dentro volevamo stare noi, ce ne volevano dare ossate di morto!

 

rubrica a cura di Elizabeth Iannone

 

 

 

 

 

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