Cronaca

Teresa muore a 38 anni dopo trapianto di cuore: indagini al Niguarda

Proseguono le indagini sul caso di Teresa, la 38enne di Lioni morta a seguito di un trapianto di cuore. Nelle prossime ore, presso l’obitorio dell’ospedale Niguarda di Milano, sarà effettuato una sorta di esame autoptico, che in gergo tecnico viene denominato riscontro diagnostico come riportato dall’edizione odierna del quotidiano Il Mattino.

Lioni, Teresa morta a 38 anni dopo trapianto di cuore: indagini al Niguarda

La giovane irpina ha perso la vita a seguito di un trapianto di cuore, per la prima volta da dieci anni a questa parte al Niguarda un cuore trapiantato non è ripartito. L’accertamento è stato richiesto dall’equipe che ha eseguito il trapianto e che punta a comprendere cosa sia accaduto, perché l’organo ha tradito.

Al momento non risultano denunce, ma i parenti puntano a scoprire la verità. Un calvario durato 27 giorni, fino allo scorso 17 febbraio, quando sono state staccate le macchine. La giovane si trovava in cura al Niguarda da una decina di anni: era affetta da miocardite ipertrofica congenita, patologia che aveva provocato la morte della madre.

Da due anni e mezzo la donna era in lista di attesa per il trapianto di cuore e intanto lo scorso 31 ottobre aveva conseguito la laurea in comunicazione multimediale, la sera stessa aveva voluto festeggiare. Poi, il 6 novembre è stata ricoverata al Niguarda per un check up di controllo, ma la situazione critica l’ha portata ad essere sottoposta al trapianto in tempi brevi. Il cuore compatibile è arrivato il 20 gennaio come raccontato dal suocero Pasqualino Zarra: “Anche quel giorno era fiduciosa, aveva tanta speranza in quel cuore nuovo, ha salutato il papà Antonio, le sorelle, il compagno Emanuel e tutti noi. Un medico dell’equipe ha rassicurato più volte mio figlio: “vedrai domani la riabbraccerai“”.

Il calvario di Teresa

La donna è rimasta in sala operatoria per 10 ore: “Già la sera ci hanno avvertito che il cuore trapiantato non era ripartito. Ci hanno detto di attendere 48 ore, poi 72, poi 96 ore, iniettando un nuovo farmaco pensavano che potesse ripartire, invece nulla“.

Nel frattempo, Teresa viveva attaccata ad un macchinario che si chiama ECMO: “I medici ci hanno informato che avrebbero tentato un altro trapianto, anche se le possibilità di riuscita erano ridotte al 50%. C’era ancora una speranza e ci siamo aggrappati a quella“.

Il nuovo cuore, però, non è mai arrivato e Teresa ha avuto prima una trombosi ad una gamba, appena quel problema è rientrato. Poi un virus polmonare che ha compromesso irrimediabilmente il polmone destro.

Redazione L'Occhio di Avellino

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