Cronaca

Avellino piange Vincenzo Serino, O Blues: un brutto male lo ha portato via a 54 anni

Avellino piange Vincenzo Serino, O Blues: un brutto male lo ha portato via a 54 anni. Il ricordo di una delle persone più rappresentative del Capoluogo irpino, e della sua anima.

Avellino, è morto Vincenzo Serino “O Blues”


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Vincenzo Serino, “O Blues”, cantautore e poeta di terra, come la sua Irpinia, in cui ha lasciato tracce che nessun vento potrà cancellare. Le sue parole in musica hanno attraversato anni di dolore, cambiamenti, eppure la sua magica sinfonia non si è fermata.

Notevole più che noto

Un personaggio notevole più che noto, potevi incontrarlo in bar a leggere, flemmatico, notizie sorseggiando un Campari e Martini e, improvvisamente, magia, la sua, quella del blues nero e grondante di solitudine, e ne usciva un pezzo da condividere.

Cristina

La sua “trota” con la magica “Cristina” la cantano anche i ragazzini per strada, e lui ci ha lasciato senza parole, improvvisamente, ma c’era da aspettarselo, il Blues non avvisa, ti colpisce dritto al cuore. La sua poesia danzante non si fermerà in un corpo, ormai perduto, ma viaggerà nel vento come il falco e il suo tramonto.

L’intervista

Due anni fa aveva parlato con noi in una lunga intervista, che vi riproponiamo: nelle sue parole tutto l’amore per la musica e per la sua terra.

The Blues

Il suo nome all’anagrafe è Vincenzo Serino, nato in questa terra, verde e arida al contempo. Ha vissuto da giovane la grande ferita del terremoto dell’ottanta e quello squarcio glielo si legge nella tristezza istantanea che gli compare negli occhi.

Chi è O’Blues?

«Un uomo come tanti, che da ragazzino portava la treccia legata con il filo di rame e la spilletta a forma di sax con la scritta blues, da lì il sopranome con il quale oramai mi conoscono tutti. Ascoltavo blues e la bella musica italiana. Un solitario che non ha paura di questa strana compagna silenziosa e rumorosa, dipende da quale punto di sentore tu voglia ascoltarla. Ho cominciato a scrivere canzoni da ragazzino, il mio primo pezzo – Storia di un sogno –  è del lontano 87. Ad oggi ho scritto più di 150 pezzi, ho suonato con amici e nemici, ho lasciato cantare le mie parole a voci che ho ritenuto non degne, perché sarebbe presuntuoso pensarlo, ma giuste per l’emozione che la musica deve portare con sé».

L’amore per la tua città, come è cambiata nel tempo Avellino?

«Ho scritto diversi pezzi su questa assurda città, involuta e senza voglia di cambiare, ma non è colpa sua, ma di chi gestisce le redini di questo carro oramai impantanato e fermo da tempo. Scrissi La Mia Città per dedicarle un pezzo del mio amore per Lei, ma in fondo è come una donna quando le dici “Te Amo ma non Te Cago“, resta immobile e Avellino non respira più da così tanto tempo che abbiamo dimenticato l’ombra allegra degli alberi in piazza mentre i cigni danzavano in circolo insieme ai piedi scalzi dei bambini. Si è persa la memoria della bellezza, l’incuria, la superficialità delle azioni e dei pensieri l’ha resa soffocante. Mi fa male vederla così, non riconosco più i suoi profumi né nell’aria né nei volti della gente».

Il Cantautore e il Poeta

Vincenzo detto “O blues”, scrive canzoni da quando ne ha memoria. Quando lo ascolti nelle sue parole esce fuori tutta la passione, la rabbia, la solitudine e quella malinconia sollevante che è il blues, in tutte le sue più oscure trasformazioni sonore. Ha collaborato con amici musicisti come Peppe Vietri, Vito Rago, Simone Vignola, Gianfranco Ferri e tanti altri. Ha partecipato a concorsi di poesia dove la sua passione ha sopraffatto tutti i restanti partecipanti.

Le sue canzoni sono come un libro o ti entrano dentro e ti perforano l’anima o ti lasciano distratto e lontano. Il suo ritmo e il suo incalzante esposto ci parlano da vicino in una stretta lotta con una realtà che si vive da dentro e lui è come la sua musica o la ami o la odi, non esiste grigio che tenga.

«La disumanità mi infamia l’anima, la cattiveria mi disintegra la pelle, essere un poeta è un cazzo di guaio, sai, soffri tanto, così tanto ma la vuoi quella sofferenza, non riesci a farne a meno, la solitudine della poesia è come  il pensiero, che ogni tanto attanaglia il tuo cammino, di quella donna che non hai mai avuto».

«Blues è quando un coltello ti spacca il cuore e tu non muori! Blues è quando le fiamme di un fuoco ti avvolgono e tu non le senti. Blues è quando la terra ti manca sotto i piedi ma tu voli! Blues è quando ti manca l’aria…ma tu respiri”

 

 

Articolo a cura di Elizabeth Iannone

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