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Personaggi d’Irpinia: Vincenzo Serino e il suo blues malinconico

Vita, passioni e volti di uomini e donne alle falde del Partenio. Tutte le interviste ai “Personaggi d’Irpinia” raccolte in una rubrica. Il protagonista di questa settimana è il musicista e cantautore Vincenzo Serino detto O’Blues.

The Blues

Il suo nome all’anagrafe è Vincenzo Serino, nato in questa terra, verde e arida al contempo. Ha vissuto da giovane la grande ferita del terremoto dell’ottanta e quello squarcio glielo si legge nella tristezza istantanea che gli compare negli occhi.

Chi è O’Blues?

«Un uomo come tanti, che da ragazzino portava la treccia legata con il filo di rame e la spilletta a forma di sax con la scritta blues, da lì il sopranome con il quale oramai mi conoscono tutti. Ascoltavo blues e la bella musica italiana. Un solitario che non ha paura di questa strana compagna silenziosa e rumorosa, dipende da quale punto di sentore tu voglia ascoltarla. Ho cominciato a scrivere canzoni da ragazzino, il mio primo pezzo – Storia di un sogno –  è del lontano 87. Ad oggi ho scritto più di 150 pezzi, ho suonato con amici e nemici, ho lasciato cantare le mie parole a voci che ho ritenuto non degne, perché sarebbe presuntuoso pensarlo, ma giuste per l’emozione che la musica deve portare con sé».

L’amore per la tua città, come è cambiata nel tempo Avellino?

«Ho scritto diversi pezzi su questa assurda città, involuta e senza voglia di cambiare, ma non è colpa sua, ma di chi gestisce le redini di questo carro oramai impantanato e fermo da tempo. Scrissi La Mia Città per dedicarle un pezzo del mio amore per Lei, ma in fondo è come una donna quando le dici “Te Amo ma non Te Cago“, resta immobile e Avellino non respira più da così tanto tempo che abbiamo dimenticato l’ombra allegra degli alberi in piazza mentre i cigni danzavano in circolo insieme ai piedi scalzi dei bambini. Si è persa la memoria della bellezza, l’incuria, la superficialità delle azioni e dei pensieri l’ha resa soffocante. Mi fa male vederla così, non riconosco più i suoi profumi né nell’aria né nei volti della gente».

Il Cantautore e il Poeta

Vincenzo detto “O blues”, scrive canzoni da quando ne ha memoria. Quando lo ascolti nelle sue parole esce fuori tutta la passione, la rabbia, la solitudine e quella malinconia sollevante che è il blues, in tutte le sue più oscure trasformazioni sonore. Ha collaborato con amici musicisti come Peppe Vietri, Vito Rago, Simone Vignola, Gianfranco Ferri e tanti altri. Ha partecipato a concorsi di poesia dove la sua passione ha sopraffatto tutti i restanti partecipanti.

Le sue canzoni sono come un libro o ti entrano dentro e ti perforano l’anima o ti lasciano distratto e lontano. Il suo ritmo e il suo incalzante esposto ci parlano da vicino in una stretta lotta con una realtà che si vive da dentro e lui è come la sua musica o la ami o la odi, non esiste grigio che tenga.

«La disumanità mi infamia l’anima, la cattiveria mi disintegra la pelle, essere un poeta è un cazzo di guaio, sai, soffri tanto, così tanto ma la vuoi quella sofferenza, non riesci a farne a meno, la solitudine della poesia è come  il pensiero, che ogni tanto attanaglia il tuo cammino, di quella donna che non hai mai avuto».

«Blues è quando un coltello ti spacca il cuore e tu non muori! Blues è quando le fiamme di un fuoco ti avvolgono e tu non le senti. Blues è quando la terra ti manca sotto i piedi ma tu voli! Blues è quando ti manca l’aria…ma tu respiri”

Vincenzo Serino

A cura di Elizabeth Iannone

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