Cronaca

Violenze nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, Perillo: “Ero fuori”

La dirigente è accusata come la tortura, i maltrattamenti e le lesioni, con le circostanze aggravati di aver agito in qualità di pubblico ufficiale

“Io ho detto, verranno chiamati innanzitutto i vertici, i vertici a cominciare dal provveditore, il Direttore, il Comandante e poi prima i vertici che sono io, che ero presente… diciamo all’esterno… l’area esterna al carcere“.

Questa è l’intercettazione chiave che è ritenuta dai magistrati che indaga sulle violenze al carcere di Santa Maria Capua Vetere, come essenziale per chiarire il ruolo di Tiziana Perillo, il commissario di Polizia Penitenziaria di Avellino che guidò i 13 agenti da Avellino al carcere in rivolta a Santa Maria Capua Vetere.

Violenze carcere Santa Maria Capua Vetere, la difesa di Perillo

Come riporta “Il Mattino”, la dirigente è accusata come la tortura, i maltrattamenti e le lesioni, con le circostanze aggravati di aver agito in qualità di pubblico ufficiale, abusando dei poteri o violando i doveri inerenti una pubblica funzione e cagionando lesioni personali. La dirigente spiega al suo interlocutore al telefono “no, no…no perché io mi occupavo della vigilanza esterna, capito”.

Spiega il Gip che decide di non applicare le misure restrittive della libertà personale alla dirigente. “Le conversazioni intercettate accrediterebbero addirittura la sua totale estraneità alle operazioni di perquisizione, visto che lei si sarebbe limitata a curare la vigilanza estrema al carcere”. E la conversazione telefonica intercettata spiegherebbe con chiarezza il suo ruolo.

Fonte: Il Mattino

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