Cronaca

Vertenza ex Irisbus al Mise, Cisl: “Si rischia la messa in liquidazione”

“Si è tenuta presso il MISE la riunione per Industria Italiana Autobus, che ha visto un rallentamento o quasi uno stop degli impegni presi dal Governo nella riunione del 6 Luglio. Forse la mancanza del Ministro ha condizionato i ragionamenti, passando da una fase immediatamente operativa dichiarata il 6 luglio ad una fase nuovamente di studio. Mentre il medico studia, il malato muore”. Così il Segretario Generale Cisl Irpinia-Sannio Mario Melchionna e del Segretario Cisl Campania Giuseppe Esposito.

“Dopo un mese nessuna ricapitalizzazione”

“Dopo un mese non c’è stato nessun impegno fattivo di ricapitalizzazione – spiegano Esposito e Melchionna – né tanto meno sembrano avanzare le procedure per l’entrata del fondo (PMI) di Invitalia, né c’è stata la formalizzazione del terzo socio che negli ambienti si continua a dire che sia Gruppioni della Sirpress.

“Ci sembra quanto meno curioso che dopo un mese con una situazione di crisi finanziaria conclamata che rischia di compromettere il futuro dei 300 lavoratori di Flumeri si stia ancora ad una fase di studio – sottolineano – con un’azienda che paradossalmente deve incassare per gli autobus consegnati, circa 30 milioni dalle pubbliche amministrazioni di cui 20 milioni già scaduti, un’azienda che grazie alla preparazione dei suoi addetti ha vinto gare pubbliche per oltre 1300 autobus e che ha ordini per circa 260 milioni”.

“Purtroppo a fronte di tutto questo ci giunge notizia che la prossima settimana è convocata l’assemblea dei soci con all’ordine del giorno la ricapitalizzazione che a meno di un intervento di Leonardo (Finmeccanica), non ci sarà, con la conseguente messa in liquidazione dell’azienda, a quel punto le responsabilità saranno chiare, da un lato quelle della proprietà e dall’altro quelle del Governo che con il mancato intervento di velocizzazione presso Invitalia e Leonardo non ha dato quella sicurezza di stabilità al gruppo”.

“Il Governo sia coerente con le dichiarazioni fatte”

“La prima conseguenza – continuano i sindacalisti – sarà la perdita delle commesse pubbliche di oltre 1000 autobus che essendo state bandite con le regole Europee passeranno alla seconda classificata che guarda caso si tratta della Irisbus, che oggi costruisce all’estero, che dà lavoro all’estero e che paga le tasse all’estero. Di fatto invece di aspettare che siano gli imprenditori a delocalizzare avremmo delocalizzato direttamente le commesse, portando così le risorse dell’Italia e degli Italiani all’estero e lasciando ai contribuenti italiani l’onere di pagare la crisi di questa Industria, con 300 lavoratori oltre ad un’altro migliaio di lavoratori dell’indotto che saranno anche loro falliti insieme ad IIA, gettando un’intera comunità di nuovo nell’oblio della crisi occupazionale” .

“La Cisl – concludono – ritiene che se questo Governo vuole essere consequenziale con le dichiarazione fatte debba essere immediatamente operativo e dare mandato a Finmeccanica di ricapitalizzare per poi assumere il controllo dell’azienda per renderla operativa e produrre finalmente Autobus integralmente in Italia.

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