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[Video] Terremoto 1980, i Molotov infiammano il ricordo

Nel 37mo anniversario del terremoto 1980, l’evento che ha spaccato la vita di una collettività e segnato la storia dell’Italia intera, i Molotov hanno deciso di tingere con le proprie note il colore della memoria di quei giorni.
L’ispirata scelta è ricaduta su “Sposa”, il brano che già tocca l’orgoglio di essere irpini ed emoziona nel senso della sponsalità e che oggi diventa 23 novembre 1980.

Il brano originale è un’incantevole ballata che, quasi fantastica, si muove strettamente sui piani bucolici come alta letteratura. Descrive già Irpinia come sposa, come donna di campagna che ha il volto della natura e l’esperienza della passione più spinta di chi si lascia baciare con forza dalla luce e dalla forza.

Con poetica delicatezza, il comune matrimonio di paese che era già metafora della terra irpina, si trasforma nell’espressione più alta di un ballo come festa di paese e il candore dell’abito di sposa come perla, come fedeltà restaurata diventa biancore di cenere, di cenere. Il ballo diventa l’eccellente risposta ad un ritmo al suono di Dio, un’orchestra in cui il matrimonio non è più l’espressione naturalistica del profano e del divino, dell’amore alla propria terra: è il sacrificio, l’olocausto. Sull’altare, Irpinia, da sposa diventa eucarestia. Non più anello, non più l’attesa – disattendibile – all’altare. L’anello non è più, la favola si stralcia sull’incantesimo spezzato: la scarpa, di cristallo, è volata via.

Scalza e sogni chiusi nel cassetto. Ora c’è la vita per chi rimane: sporcare i piedi di terra mentre si cammina dopo il ballo, dopo aver perso l’anello all’ombra di un faggio. Ma l’amore resta: nel bel mezzo della danza Irpinia resta bella e, ciò che più conta, è che riluce più del Sole che fin ora l’ha posseduta.

Molotov riescono ancora una volta a commuovere e, con questa edizione di Sposa, entrano nel cuore e lo trasformano, come vento.

 

 

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