Cronaca

Tentato sequestro di persona, cade aggravante del metodo mafioso

AVELLINO. Tentato sequestro di persona. È l’accusa con la quale, lo scorso 9 aprile, i carabinieri arrestarono cinque persone, su richiesta della Procura distrettuale antimafia di Napoli. I cinque, membri di una banda dedita all’usura, avevano cercato di punire un ex componente, che avrebbe rubato 16mila euro dalla cassaforte dell’organizzazione.

Tentato sequestro di persona, cade aggravante del metodo mafioso

Le misure cautelari a carico di Elpidio Galluccio, Diego Bocciero, detenuti nella casa circondariale di Bellizzi Irpino, Antonio Romagnuolo, suo figlio Alessio e Sabato Ferrante, sottoposti agli arresti domiciliari, sono state confermate. Lo ha deciso l’ottava sezione del Tribunale del riesame di Napoli, che sciogliendo la riserva sul ricorso presentato dai legali dei cinque indagati, ha confermato le misure cautelari emesse dal Gip del tribunale partenopeo, confermando l’ipotesi accusatoria a carico degli indagati, ma escludendo dal capo di imputazione l’aggravante del metodo mafioso.

La vicenda

Come riporta il Mattino, secondo gli inquirenti i cinque indagati avevano organizzato un piano per sequestrare e dare una punizione a un loro ex complice, ritenuto responsabile del furto di 16mila euro dalla cassaforte ubicata in un’autorimessa, utilizzata come base operativa dell’organizzazione dedita all’usura, ubicata nel centro di Avellino. L’ex complice dopo il furto, era fuggito a Roma.

I cinque indagati per scovarlo pensarono anche di ingaggiare un investigatore privato e proprio quando si erano messi sulle sue tracce, per dargli una punizione esemplare, i carabinieri lo salvarono disattivando il sistema di geolocalizzazione del suo cellulare. Il ricercato, per timore di ritorsioni nei confronti dei suoi familiari, si affidò ai militari dell’Arma che grazie alle intercettazioni telefoniche lo avevano trovato prima dei malintenzionati.

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