Economia

Spiagge ed edilizia: quali sono i rischi dell’estrazione massiva di sabbia

Le coste sono tra le destinazioni preferite per chi si mobilita per le vacanze estive. Nel 2017 ben 90 milioni di turisti hanno visitato le spiagge italiane, dimostrando quanto il settore del turismo sia colonna portante della nostra economia. Si deve però prestare attenzione ad una nuova minaccia che incombe sulla salute delle spiagge.

C’è un’emergenza sabbia di cui si parla ancora troppo poco e l’estrazione effettuata per il settore delle costruzioni è la causa principale di questo problema. Se si continua ad estrarre sabbia dalle spiagge al ritmo corrente, si rischia di trasformare il bagnasciuga in un mero ricordo del passato, prima di quanto si possa credere.

La sabbia proveniente dal deserto non è adeguata per la produzione del calcestruzzo, portando le estrazioni a focalizzarsi nelle zone costiere. A questo si aggiunge l’aumento demografico e il costante spostamento dalle periferie verso i centri urbani, facendo aumentare le richieste di nuove strutture abitative. La crescente richiesta di abitazioni porta, come conseguenza, ad un maggior utilizzo di sabbia per il settore delle costruzioni.

Seguendo il ciclo naturale, un granello di sabbia impiega dai 100 ai mille anni per esser trasportato dai corsi fluviali verso il mare. Ovviamente, questo ritmo non può tenere il passo con il settore edile, sempre più spinto a velocità maggiori.

Nonostante ci siano grossi ostacoli alla risoluzione di questo problema, c’è comunque la possibilità di un’alternativa che possa permettere di uscire da questa emergenza. Diversi progetti sono nati proprio per trovare un sostituto all’impiego di sabbia a scopo edile. Tra le varie proposte sono presenti materiali quali vetro, argilla o, in caso di un adeguato sistema di filtraggio e smaltimento, calcestruzzo riciclato. C’è molto ancora da fare e si può consultare una recente infografica per avere una panoramica sul problema a livello globale.

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