Curiosità

Racconto in lingua, l’Irpinia e le storie di una terra antica

Racconto in lingua, l’Irpinia e le storie di una terra antica. Un viaggio tra gli antichi dialetti dell’Irpinia per riscoprire la bellezza di un modo antico di esprimersi. Dove la tradizione attraversa la storia di un popolo nelle sfaccettature dei suoi dialetti, dal 1800 ad oggi.

Racconto in lingua, l’Irpinia e le storie di una terra antica

Racconto in lingua, l’Irpinia e le storie di una terra antica, un viaggio tra i dialetti per riscoprire la bellezza di un modo arcaico di esprimersi.

 

Il racconto in lingua: Zuzullo

 

Statimi a sentine che soccerette a Bicienzo Carfagno, figlio a no certo Pasquale, re stranginomo Pasqualone, e isso re stranginomo Zuzullo. No iorno, chi Zuzullo aiutava a zappň lo pastino a re Breccelle re ro Generoso Carfagno nziemo co n’ati cinco zappaturi, quanno fone la sera, strengette no maletiempo r’acqua, chi paria no reluvione, Ro Generoso pazziarulo e fessiatore, facette re tutto pe fa no bello cuorno a Zuzullo, lo chiů cazzone ntra tutti quanta. E come facette? Mo ve ro rico. Sonata compreta, anno chi se leva mano re fatiane, recette no Genneroso a l’uommini: “Belli guagliů, uno re vui s’adda ra mette co no sacco rint’a lo vallone e tutti avimo re ine ra cima a dŕ la mena a li liepi, pecchč qua fanno com’a re mosche, e come nui menamo, quiri scappano tuti rint’m a lu vallone e quieo che se mette a barco co lo sacco, faacenno no moto e decenno”liepri o sacco qua”, ti tiempri s’infrocchiano tutti rint’  a lo sacco.”. Tutti facievano fenta re votč ina a parŕ lo sacco e tanto sapiero fane chi nge ncogliero Zuzullo. Chiovia a cielo aperto, e tutto era pe lo fa nfonne com’a nu pesce; si mettette mpastato addň facia stritto lo vallone co lo sacco apierto e si mettette a dice:

Liepri o sacco qua, liepri o sacco qua” –

Ma niuscino lepre arrivava, fino a la matina chi stia facenno iuorno. Lo povero cazzone co lo sacco parato, avette ra scappa ca re lo male tiempo avia pigliato chiena lo vallonee . Si se stia, chiu ne lo vottava. Mentre la re tuorno pe trovŕ li compagni e don Genneroso, era scampato e re trovavo chi si metievano a zappŕ. Tanno ro Genneroso quanto tutti l’ati zappaturi no si poteono tene la risa e faciero capisce a Zuzullo ca l’avievano coglionato. Ra quiro fatto no fo chamato  chiů Zuzullo, am “liepri o sacco qua”.

(tratto da Li Canti Viecchi – di Modestino della Sala)

Il racconto in italiano: Zuzullo

Statae ad ascoltare cosa successe a Vincenzo Carfagno, figlio di un certo Pasquale, soprannominato Pasqualone, di soprannome Zuzullo. Un giorno che Zuzullo stava zappando la vigna alle Barrecelle di don Generoso Carfagno, insieme ad altri cinque zappatori, quando fu sera, capita un mal tempo che sembrava un diluvio. Don Generoso, burlone e beffatore, fece di tutto per fare uno scherzo a Zuzullo, il piů sciocco di tutti. E come fece? Ora ve lo dico. Suonata completa, quando si termina il lavoro, disse don Generoso agli uomini: “Ragazzi belli, uno di voi si deve mettere con un sacco nel vallone e tutti noi altri dobbiamo andare da sopra a spingere le lepri, perché qua crescono come mosche e, come noi le spingiamo, quelle scappano tutte nel vallone e chi si mette al varco col sacco, muovendosi e dicendo “lepri, qua nel sacco”, le lepri si infilano tutte nel sacco”. Tutti davano a vedere di voler andare a tenere il sacco e tanto ci seppero fare che misero nel sacco Zuzullo. Pioveva a cielo aperto e tutto si faceva per farlo bagnare come un pesce. Si appostň dove si restringeva il vallone con il sacco aperto e si mise a dire.

Lepri qua nel sacco, lepri qua nel sacco. –

Ma nessuna lepre arrivava, fino al mattino quando fece giorno. Il povero sciocco, con il sacco aperto, dovette scappare, perché per il mal tempo il vallone era in piena e, piů rimaneva, piů acqua veniva giů. Mentre andava intorno per trovare i compagni e don Generoso, era scampato e li trovň che si mettevano a zappare. Allora don Generoso e gli altri zappatori non si poterono trattenere dalle risa e fecero capire a Zuzullo che lo avevano burlato. Da allora non fu piů chiamato Zuzullo ma” lepri qua nel sacco”.

 

Rubrica a cura di Elizabeth Iannone

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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