Cronaca

Omicidio Gioia, oggi il processo | “Giovanni Limata mi disse di aver accoltellato il padre di Elena”

Questa mattina è ripreso il processo ai due fidanzati accusati dell'omicidio di Aldo Gioia, 53enne di Avellino ucciso a coltellate

Questa mattina è ripreso il processo ai due fidanzati accusati dell’omicidio di Aldo Gioia, 53enne di Avellino ucciso a coltellate il 23 aprile scorso. “Giovanni Limata mi disse di aver accoltellato il padre di Elena”.

Omicidio Gioia, oggi è ripreso il processo

Questa mattina, presso il Tribunale di Avellino, è ripreso il processo che vede imputati Elena Gioia e Giovanni Limata. Nell’ultima udienza del 22 dicembre scorso, furono ascoltate la dottoressa Carmen Sementa, Liliana Ferraiolo ed Emilia Gioia, rispettivamente moglie e figlia di Aldo Gioia. Nella giornata di oggi, invece, l’istruttoria del Pubblico Ministero si è conclusa con l’ascolto di nuovi testimoni.

Il tentato suicidio di Giovanni Limata

L’udienza inizia con l’assenza di Giovanni Limata che, nel corso dell’ultima settimana ha tentato di togliersi la vita in carcere. Il giovane ha rinunciato a comparire ma, ad ogni modo, non è in pericolo di vita. Il detenuto ha riportato solo delle ferite superficiali ai polsi: “Nel corso di una crisi di panico, non sentendomi aiutato, ho cominciato a procurarmi tagli e lesioni”. Il collegio giudicante ha disposto nei suoi confronti la perizia psichiatrica. Presente in aula, invece, Elena Gioia, la figlia di Aldo.

I testimoni

La prima a parlare è stata Sonia Guerriero: “Sono amica di Giovanni Limata, per me era come un figlio. Lui era grande amico di mia figlia. L’ultimo periodo era strano, sempre col telefono in mano, sempre distratto. Ho notato che Giovanni aveva segnato la data del 23 aprile sul calendario. Proprio in quella serata, mia figlia mi disse che Giovanni l’aveva contattata chiedendogli di venirlo a prendere a piazza Macello. Una volta giunti sul posto, Giovanni è salito in macchina ed era sconvolto. Alle mie richieste di spiegazioni lui è crollato dicendo di aver preso a coltellate il padre di Elena. Dopo lo abbiamo riaccompagnato a casa della madre e siamo tornate a casa nostra”.

Il rapporto di una delle testimoni con l’imputato

Sonia Guerriero ha spiegato il rapporto di amicizia tra Limata e la figlia: “Giovanni è stato un ragazzo sfortunato. Aveva bisogno di cure. Per me era come un figlio e aveva una profonda amicizia con mia figlia. Io non pensavo potesse mai arrivare a compiere un gesto come questo. Almeno all’inizio aveva un buon rapporto con i genitori di Elena. Purtroppo il mio unico errore è stato quello di riaccompagnarlo a casa sua; avrei dovuto portarlo immediatamente in caserma”.

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