Cronaca

Diamoci una scossa, l’iniziativa per prevenire il rischio sismico arriva ad Avellino

Il crollo del ponte Morandi di Genova ha innescato, inevitabilmente, un meccanismo di prevenzione in tutto il nostro Paese che, seppur tardivo, può servire comunque ad evitare che altri eventi del genere accadono ancora.

La prevenzione è il filo conduttore di “Diamoci una scossa”, l’iniziativa promossa da ingegneri e architetti che hanno popolato le piazze d’Italia con gazebi informativi in cui i cittadini hanno avuto la possibilità di rivolgersi agli esperti per avere una consulenza gratuita sul proprio immobile, al fine di verificarne la staticità e il rischio di eventuali crolli.

Un’iniziativa molto sentita ad Avellino e in tutto il su territorio, già segnato dall’imane tragedia del 1980, dal momento che il 60% circa degli edifici presenti sul territorio è stato costruito negli ani 50 senza rispettare le norme antisismiche.

Ad Avellino i due gazebo di “Diamoci una scossa” sono stati allestiti lungo corso Vittorio Emanuele, nelle vicinanze della Prefettura e della Villa Comunale.
Due gli obiettivi dell’iniziativa. Anzitutto informare correttamente ed esaustivamente i cittadini in merito agli incentivi e agli sgravi fiscali per la messa a norma delle abitazioni. E poi anche offrire consulenze gratuite da parte degli esperti, che offriranno ai cittadini che ne faranno richiesta la possibilità di avere ben chiara la situazione della propria abitazione e accertare la classe di rischio della stessa.
Grazie a pacchetti come “Eco Bonus” e “Sisa Bonus”, i cittadini possono avere diritto a sgravi pari anche all’85% dell’importo speso per la messa a norma, con detrazioni che possono arrivare a 96mila euro per ogni singola unità, da recuperare in 5 anni.
“Diamoci una scossa” è l’apripista di quello che sarà il mese della prevenzione sismica, un modo per sensibilzzare i cittadni sui rischi e le criticità a cui vanno incontro se non si effettuano per tempo un’adeguata prevenzione e manutenzione degli edifici e delle infrastrutture, come la tragedia di Genova, e nel 1980 quella dell’Irpinia, ci hanno tristemente insegnato.

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