Cronaca

Assalto portavalori ad Avellino, la banda preparava il colpo da mesi

Si cerca di capire chi ha consentito di parcheggiare all'interno della mega-struttura

Emergono nuovi dettagli sulla vicenda dell’assalto ai portavalori ad Avellino. I componenti della banda erano a Cesinali già nel mese di agosto. Stando a quanto ricostruito, le persone del posto avevano notato già nel mese di agosto camion e furgoni percorrere la discesa che porta al capannone dove sono stati rinvenuti i sette messi pesanti della gang. Si cerca, secondo quanto riportato dall’odierna edizione del Mattino, di capire chi ha consentito di parcheggiare all’interno della mega-struttura.

Assalto portavalori ad Avellino, la banda al lavoro da mesi

L’ipotesi è che ci sia un altro nascondiglio a disposizione del commando. Un luogo chiuso in un’area compresa tra Cesinali e il Serinese. I banditi conoscevano bene i luoghi. Si sono mossi dimostrando contezza delle strade. Durante l’inseguimento dello scorso 13 ottobre hanno percorso piccole arterie e imboccato traverse che bisogna conoscere, altrimenti sono difficili anche da individuare. Questo porta a pensare, inoltre, il supporto di qualche irpino.

La banda appunto era da mesi al lavoro. Ora è sotto la lente delle investigazioni il capannone di Cesinali dove il commando pugliese aveva nascosto i mezzi per l’assalto al portavalori in transito sul raccordo Avellino-Salerno. Si cerca di capire chi abbia consentito di parcheggiare all’interno della struttura i sette veicoli. Tra cui, furgoni, tir e camion utilizzati all’interno delle cave, compreso uno per il trasporto di escavatori.

Il capannone di Cesinali

Il capannone venne venduto all’asta e acquistato da irpini per poi essere rivenduto, in fitto, a qualcun altro. La ricostruzione del percorso ha fatto sì che l’organizzazione malavitosa entrasse in possesso dell’immobile: questa ipotesi potrebbe essere un canale prezioso per indirizzare le indagini. Per poi capire se ci siano eventuali appoggi locali.

La banda, con molta probabilità, puntava a un blindato che doveva consegnare denaro alle filiali di Salerno e Napoli della Banca d’Italia. Sarebbe transitato sul raccordo con un carico di otto milioni di euro. Ma la domanda che gli investigatori si pongono è: come sono riusciti ad identificare quel capannone a poca distanza dagli accessi di Atripalda e Serino del raccordo?

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