Curiosità

Racconti della verde Irpinia: viaggio a Lapio

LAPIO. Un viaggio tra i comuni della verde Irpinia, tra storia, cultura, gastronomia e racconti antichi. Questa settimana Lapio.

Il Paese: Lapio

Superficie territorio: Kmq 15,03

Abitanti: 1 546 (Lapiani)

Patrono: San Pietro Martire (29 giugno) – Santa Caterina (25 novembre)

Cenni storici

Il nome del borgo viene collegato al latino Lapideum (lett. Roccioso, sassoso). In un atto notarile dell’849 d. C., si legge che Siconolfo, principe longobardo di Salerno, dona all’abate di S. Vincenzo al Volturno, alcune proprietà poste tra il fiume Calore ed il suo affluente, il Cozzia, le quali portavano proprio il nome di Ponte Lapideo. Le prime notizie attestate sono della prima metà del XII secolo, quando il Borgo era stato incluso nel complesso feudale del casale di Candida come feudum in servitium, riuscendo a raggiungere l’indipendenza solo nel XV secolo. Sul finire dell’epoca normanna Lapio fu acquistata, grazie all’intervento di Tancredi d’Hauteville, da Guglielmo Filangieri. Nel 1235 ne era feudatario Guido Filangieri a cui venne affidato dall’Imperatore svevo Federico II il compito di custodire nel castello il prigioniero piacentino Giacomo de Rizola. Nel 1456, divenne proprietario Giaovanni Bernardino che ne ottenne l’investitura da Carlo V, seguirono  Giacomo Antono (1530) e Fabio Filangieri (1541) che non avendo figli diede i castelli di  Lapio alla zia Maddalena Caracciolo, vedova di Giovanni Martino. Ne pagarono il relevio Scipione nel 1573, Pompeo Filangieri nel 1601, Filippo II nel 1639, che travolto dai debiti e dai molteplici creditori fu costretto dalla Garn Corte della Vicaria a vendere il feudo nel 1662 al cugino Giuseppe Filangieri. Con l’approvazione regia del conte di Pegnaranda, il nuovo feudatario pagò a Filippo II circa trentasettemila ducati ed ivi dimorò stabilmente fino alla morte nel febbraio del 1677. Ultimo feudatario fu la nobile Teresa Filangieri, che tenne Lapio dal 1769 fino all’eversione dela feudalità, promulgata il 2 agosto 1806 da Giuseppe Bonaparte.

(spunti storici dal libro di Giampiero Galasso – I Comuni dell’Irpinia 1989)

 

Vi nacquero Riccardo Filangieri (1713/1782), arcivescovo di Napoli; Pietrantonio Giliberti (1843/1910), teologo; Giuseppe Caprio, (1914/19,,), cardinale, presidente dell’amministrazione del patrimonio della Santa Sede.

 

Da visitare

 

Palazzo Baronale

L’edifico sorge sull’area dell’antico castello, di cui non sono visibili le originarie strutture. Il suo primo impianto risale al XII secolo, fu trasformato dai Filangieri nel corso del XV secolo in una residenza campestre. A palazzo vi si accede attraverso un portale ad arco che immette nel cortile interno, presenta in rilievo decorazioni a motivi geometrici ed uno stemma nobiliare posto superiormente alla chiave di volta. La facciata, ha una finestra di forma rettangolare, con un’alta torre quadrangolare con basamento a scarpa. All’interno del cortile, pavimentato da lastre irregolari di calcare, vi sono una cisterna, alcuni ingressi a piccoli ambienti a piano terra. Notevole l’ampio salone detto “delle feste”, dove secondo la tradizione, si celebravano le maggiori solennità religiose a cui partecipava l’intera famiglia Filangieri.

Chiesa Santa Caterina

Costruita nella seconda metà del XV secolo, fu ristrutturata più volte nel corso del 600. La facciata ha tre portali di forma rettangolare, di cui quello centrale, ornato di frontone triangolare e i due laterali di frontone segmentale. L’interno a tre navate conserva tele di  Domenico Celentano ed un dipinto del 500, raffigurante l’immagine di Santa Caterina.

 

Chiesa di Santa Maria della Neve

Ex oratorio e cappella privata dei Filangieri, l’edificio venne costruito  intorno alla seconda metà del XVII secolo, ristrutturata nel 1903. All’interno si conservano circa ottanta statue in cartapesta a grandezza naturale, rappresentanti figure legate ai misteri del Nuovo Testamento.

 

Chiesa del Carmine

Risalente al XVIII secolo, all’interno, ad una sola navata possono ammirarsi raffigurazioni di personaggi presi da motivi raffaelleschi eseguiti da Mariano Uva, disposte sulla parete sinistra dell’altare. Interessanti anche il campanile, a pianta quadrata, e il portale in pietra della facciata.

 

 Il Racconto: Il cervo e il crociere

 

Una volta un cervo s’infilò nella casa di un vecchietto e si mise a dormire sul letto. Al tramonto il padrone fece ritorno a casa dopo una giornata di lavoro nei campi e quando entrò nella sua camera, vide quell’animale disteso sul letto e tentò di cacciarlo via. Il cervo senza neppure scomporsi lo minacciò:

  • Io ho sette corna, se non te ne vai, t’incorno!

Il vecchietto si spaventò e scappò fuori chiedendo aiuto. Vennero in tanti e si misero a gridare per spaventare l’animale e farlo scappare. Ma il cervo ripeteva:

  • Io ho sette corna, se vengo fuori, vi incorno!-

Proprio non sapevano come fare. Cosa accadde allora? Il vecchio aveva in casa, in una gabbia appesa a una trave, un piccolo crociere che aspettava il padrone per mangiare. Alla fine, seccato disse:

  • Ehi, signor sette corna, io ho il becco a croce e se rimani ancora, vengo e t’acceco un occhio! –

Il cervo, terrorizzato da quel piccolo animale, scappò via per non farsi accecare. Nella fuga provocò un vero terremoto, e il povero vecchio rientrando trovò tutto sottosopra. Ma era contento: a guardia della casa c’era il crociere piccolo e imbattibile!

 

A cura di Elizabeth Iannone

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