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Lettere dal passato, testimonianze di un’Irpinia romantica e storica

CULTURA. Irpinia, una terra piena di avventure e storia di vita che ha attraversato il tempo lasciando testimonianze scritte di antichi racconti. Testi scritti, come un tempo si faceva per comunicare, che oggi ci permettono di ricostruire la vita trascorsa e passata sulla nostra terra. Testimonianze vere e tangibili che ricostruiremo attraverso una rubrica dal titolo “Lettere dal passato”, partendo dalle lettere scritte dagli internati nei campi di concentramento irpini e recuperate  dall’Archivio di Stato di Avellino.

L’Internato Civile in Irpinia

Gli Operatori dell’Archivio di Stato in concomitanza con il – giorno della memoria – hanno messo insieme in un inventario dal titolo “ Internamento Civile in Irpinia dal 1936 al 1959” tutte le testimonianze del tempo.
Una ricerca frutto di una ricostruzione meticolosa e preziosa, come si evince dall’inventario. Una raccolta di documenti racchiusa in 15 faldoni che comprendono carte ritrovate nei depositi dell’archivio e altre donate da uno storico locale.
La ricerca ha messo in scheda 176 fascicoli di internati di varie nazionalità, spagnoli, rumeni, lituani, tedeschi, turchi, polacchi, lettoni, cecoslovacchi, apolidi e italiani. I restanti 54 fascicoli contengono notizie varie come, verbali, perquisizioni, certificati medici ecc.
Nell’inventario si evince che dal 1940 il Ministero dell’Interno impartì ai Prefetti l’ordine di arrestare e detenere tutti coloro ritenuti capaci di turbare l’ordine pubblico senza distinzione di provenienza.

Due tipi di internamento

Furono promossi due tipi di internamento, quello libero che obbligava gli stranieri ad un movimento interno al Comune di residenza e quello coatto che era una vera e propria prigione. Le Provincie destinate all’internato furono, sempre secondo l’inventario dell’Archivio di Stato, suddivise in cinque zone giurisdizionali, ciascuna presieduta da un Ispettore generale di Pubblica Sicurezza, intermezzo di controllo tra il Ministero dell’Interno e la periferia. In Italia le località di internamento libero furono circa duecento. I campi di concentramento presi in considerazione dalla ricerca svolta sono quello di Ariano Irpino, Monteforte e Solofra.

I campi di concentramento

In Irpinia i tre campi di detenzione presenti nel periodo storico della persecuzione razzista, furono tre, diversi fra loro in particolare per la differente presenza di pericolosità del detenuto.

Nel campo di Ariano Irpino si evince una profonda somiglianza della struttura con quelli tedeschi, filo spinato intorno alla struttura, vi erano dieci baracche e la villa padronale della famiglia Mazza fu adibita ad ufficio e deposito. Gli internati ospitati erano quasi tutti provenienti dall’est e se ne contano 130.

Quello di Monteforte Irpino, allestito nell’ex orfanotrofio Loffredo – come si evnice dai documenti era il più duro dei tre. Ospitò internati definiti “pericolosi”: privati della libertà e costretti a vivere con un minimo sussidio equivalente ad un pasto nel campo.

Il campo sito in Solofra, era del tutto femminile, ospitò circa 26 donne, provenienti quasi tutte dall’est e dalla Francia, considerate prostitute solo per aver sposato degli antifascisti. Il campo fu dismesso nell’autunno del 1943.

Articolo a cura di Elizabeth Iannone

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